di Roberto Greco
È il 16 aprile 1988. Roberto Ruffilli si trova a Forlì, per partecipare a un convegno. Poco dopo le sedici, terminati i lavori, rientra nella sua casa di Corso Diaz 116. Il campanello della porta suona. Sono due postini. Devono consegnare un pacco. Appena varcata la soglia dell’appartamento di Ruffilli, i due uomini svelano le loro vere intenzioni. Non si tratta di due postini ma di Stefano Minguzzi e Franco Grilli, manovalanza armata dell’ultima frazione terroristica rossa, attiva sul territorio nazionale alla fine degli anni ’80. Ruffilli viene condotto nel soggiorno e fatto inginocchiare. Viene ucciso con tre colpi di pistola alla nuca. Ma chi è Roberto Ruffilli?
Forlivese, classe 1937. Dopo aver conseguito la maturità classica a Forlì nel 1956, s’iscrive all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano – facoltà di Scienze Politiche – grazie al “posto gratuito” vinto per concorso al famoso Collegio Augustinianum. Si Laurea a pieni voti nel 1960 e resta a Milano come ricercatore presso l’Istituto per la scienza dell’amministrazione pubblica, sotto la guida di Feliciano Benvenuti e di Gianfranco Miglio. Negli anni ottanta, l’attività accademica di Roberto Ruffilli s’intreccia con il suo impegno diretto in politica. Diventa prima collaboratore poi consigliere di Ciriaco De Mita, noto esponente della Democrazia Cristiana. Nel 1983 si candida ed è eletto nelle fila del partito scudo-crociato. Alle 10:40 del 21 aprile 1988, in un bar in via Torre Argentina a Roma, con una telefonata al quotidiano La Repubblica, l’omicidio viene rivendicato attraverso un volantino: “Sabato 16 aprile un nucleo armato della nostra Organizzazione ha giustiziato Roberto Ruffilli ideatore del progetto politico di riformulazione dei poteri e delle funzioni dello Stato nonché suo articolatore concreto. Chi era Roberto Ruffilli, non certo il mite uomo di pensiero e di studio che le veline dello Stato cercano di accreditare nel tentativo di sminuire la portata politica dell’attacco subito. Egli era invece uno dei migliori quadri politici della DC, uomo chiave del rinnovamento, vero e proprio cervello politico del progetto demitiano, progetto teso ad aprire una nuova fase costituente”. Stefano Minguzzi e Franco Grilli, i due sicari, appartengono alle BR-PCC – Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente – la cui leadership è riconducibile all’ala militarista romana diretta da Barbara Balzerani. Tale gruppo scissionista rappresenta l’ultimo filone del vecchio brigatismo della seconda metà degli anni ’70, capeggiato da Mauro Moretti, arrestato nel 1981, che negli anni ’80 aveva subito diverse spaccature come la Colonna Walter Alasia e le BR-Partito della Guerriglia, entrambi assorbiti dal contesto fra 1981 e 1982.
Roberto Ruffilli era nato a Forlì il 18 febbraio 1937. Accedemico e politico, fu vittima di una brutale esecuzione da parte delle Brigate Rosse.
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