di Roberto Greco
Aveva 87 anni. Era stato ricoverato d’urgenza venerdì sera nell’ospedale di Asiago. Diverso tempo fa era stato colpito da una particolare sindrome che lo costrinse ad allontanarsi dal suo lavoro. Si tratta della cosiddetta sindrome di Guillain-Barré, nota anche come paralisi di Landry. Si tratta di una patologia che colpisce gli arti tramite una paralisi progressiva che può avere ripercussioni anche molto gravi. La sindrome è rara, ma si tratta anche della causa di paralisi acuta non traumatica più comune al mondo. Come conseguenza di questa malattia, il regista entrò anche in depressione. Secondo quanto riporta la stampa locale, il regista aveva espresso il desiderio di trascorrere i suoi ultimi giorni di vita nella sua casa di Contrada Val Giardini di Asiago, ma la morte sarebbe sopraggiunta prima che la famiglia potesse organizzare il trasporto per esaudire la sua volontà. Ermanno Olmi è morto circondato dai suoi affetti più cari, la moglie Loredana e i figli Elisabetta, Fabio ed Andrea.
L’albero degli zoccoli – Ermanno Olmi (1978)– Official trailer
Ermanno Olmi nasce a Bergamo, il 24 luglio 1931. I suoi genitori sono contadini cattolici e l’eredità culturale di questo contesto rimane sempre impressa nella mente e nell’anima di Olmi. Decide di non proseguire la vita e l’attività contadina dei familiari e parte per Milano, dove frequenta i corsi di recitazione dell’Accademia di Arte Drammatica. Inizia realizzando diversi documentari, prodromici alla sua cifra stilistica che sfocerà nel suo L’albero degli zoccoli, un lungo ritratto di tre ore che dipana la lenta vita di una comunità contadina bergamasca. Il film gli valse, nel 1978, la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Nella sua lunga carriera dirige oltre venti film e realizza oltre cinquanta documentari e cortometraggi. Dalla Palma d’Oro al Leone d’Oro alla carriera del 2008, l’elenco dei riconoscimenti vede un David di Donatello, diversi Leoni e Grolle. Il suo ultimo lavoro, “Vedete, sono uno di voi” realizzato nel 2007, è incentrato sulla figura di Carlo Maria Martini, che fu arcivescovo di Milano sino al 2002.
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