Il presidente della Repubblica ha esaurito le opzioni e le ipotesi di accordi tra i partiti. La svolta di Sergio Mattarella, al termine della giornata odierna, ultima di consultazioni, consiste nella chance in corso d’opera. Il presidente della Repubblica propone quindi il suo di Governo, pregando il Parlamento di concedergli la fiducia, ma offre alle forze politiche di rivedere le proprie posizioni durante questo Governo estraneo e neutrale al Parlamento. Nel caso in cui, tra due mesi o quattro, in Parlamento si dovesse formare una maggioranza, il “Governo di servizio” – così definito dal presidente – si dimetterebbe immediatamente per far posto ad una formazione di Governo politico. Ma l’ultima spiaggia, quella del Parlamento che trova un accordo a Governo del presidente già operante, non esclude però una garanzia per gli elettori: il Governo si dimetterà comunque a fine anno, quando la manovra finanziaria sarà conclusa e il pericolo aumento Iva scongiurato.
Altro mandato che Mattarella conferirà al suo Governo – di cui non si conosce e non si immagina il nome del presidente del Consiglio dei ministri – è quello di riformare la legge elettorale prima di dimettersi a dicembre, nel caso in cui una maggioranza politica che possa dare stabilità fino a fine mandato naturale del Governo non venga a formarsi. Ultimo tratto imposto e garantito dal presidente della Repubblica, che distingue l’errore del predecessore Napolitano, è la pretesa sicurezza che il Governo “neutrale e di servizio” non pretenda di candidarsi alle prossime elezioni. Cosa che non accadde con il Governo di Mario Monti sotto il dominio politico di Giorgio Napolitano. Mattarella ha infine ringraziato il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni per il servizio reso al Paese, ma ha subito precisato che il suo Governo ha esaurito la sua funzione ed oggi rappresenta una “maggioranza che non c’è più”. Sarebbe pertanto “irrispettoso” nei confronti degli elettori considerare questo Governo come possibilità transitoria.
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