di Marcella Piretti
Ieri sera, poco prima delle 20, si sono incontrati ancora una volta, in quello che doveva essere il vertice decisivo per la formazione del nuovo Governo. E al termine del summit continuano più o meno a ripetere le stesse cose che hanno detto nei giorni scorsi. Il leader dei 5 Stelle Luigi Di Maio dice che le cose vanno bene, che è “ottimista” e che bisogna solo “chiarire alcune cose” legate al contratto, perché è quello che è fondamentale, “non è un problema di nomi”.
Dal canto suo Matteo Salvini ripete ancora una volta che i lavori sono in dirittura d’arrivo (“Siamo al tratto finale”), parla di “cambiamento epocale” e aggiunge anche che “i Cinque Stelle si dimostrano interlocutori positivi e concreti”. Ma dice anche un’altra cosa. Che “o si trova la quadra o si torna al voto”. Non c’è una terza scelta, dice il segretario della Lega. “Se c’è un margine per trasformare in fatti i sogni e le speranze, allora si parte”. Se invece non c’è accordo, “l’unica parola può tornare ai cittadini italiani: ‘tertium non datur’ dicevano i saggi”. Anche Salvini non dà importanza ai ruoli: “Nomi, cognomi, ruoli e incarichi vengono alla fine”.
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